Friulane donna, velluto celeste
Friulane per donna in velluto color celeste; bordini superiore ed inferiore in tinta, suola antiscivolo in gomma.
Le Friulane sono disponibili in un velluto a costine color celeste: una nuance delicata ma grintosa tutta dedicata all’estate!
Gli scarpets, così chiamati nella nostra tradizione friulana, sono un accessorio versatile e nella loro semplicità davvero elegante. Questa calzatura prevede che la tomaia sia unita alla suola tramite una cucitura eseguita completamente a mano da sapienti mani artigiane. Grazie alla morbidezza del velluto, la scarpetta si adatta al piede e lo veste elegantemente.
Richiedi il numero desiderato scegliendo dal menù a tendina. Puoi anche contattare il servizio clienti La Cort per chiarimenti sulla numerazione. Nel caso di mezza misura, ti invitiamo a scegliere un numero in più.
Possibili imperfezioni o minime differenze di prodotto rispetto alla foto indicano l’alta artigianalità di un prodotto realizzato a mano.
PRODUZIONE
Sono rimasti pochi produttori locali a realizzare e riproporre la storica friulana, con un’attualizzazione nei colori e nei materiali. Calzature realizzate totalmente in Friuli con materiali di qualità e in tirature limitate.
La lavorazione si avvale anche della cucitura artigianale della suola alla tomaia con una complessa tecnica di cucito realizzata ancora rigorosamente a mano come in passato. Un sapiente lavoro artigianale che rende gli scarpèts unici, flessibili e confortevoli.
UN PO’ DI STORIA
Lo scarpèt fino a qualche decennio fa era la calzatura tipica della Carnia e anche di tutto il Friuli. Si trattava di una vera e propria scarpa bassa senza tacco di panno, velluto o di tela, con una suola di vari strati tela cucita fittamente con lo spago per irrobustirla, utilizzata da tutta la famiglia e realizzato in casa. Nei tempi più recenti si cominciò a recuperare i copertoni delle biciclette per realizzare le suole in gomma.
A seconda delle località e del periodo veniva realizzato con una punta più o meno arrotondata o rivoltata in alto, anche la scollatura era più o meno pronunciata ed eventualmente con un apice rivolto all’indietro. Si distinguevano poi gli scarpèts di fatica creati con stoffe di recupero e resistenti, da quelli di gala in velluto nero, semplici o con un fiore ricamato.
Le donne poi nel periodo estivo si spostavano per vendere le loro creazioni e riuscirono ad avere un buon mercato a Venezia, soprattutto con i gondolieri, i quali stando in piedi tutto il giorno sulla superficie della gondola necessitavano di una calzatura comoda, fresca e che non rovinasse la vernice.
La diffusione dalle zone montane fino al Veneto determinò nel corso del tempo l’uso di vari nomi come scarpette friulane, furlane, veneziane, papusse oltre a scarpets, che identificano anche varianti del modello originale.
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